IL MAESTRO E LA VIA

“Sei tu a dover compiere lo sforzo richiesto. I grandi del passato hanno solo mostrato la via. Coloro che pensano e seguono quel pensiero si liberano dai vincoli dell’illusione.” Aforisma Buddista La vita è un percorso lungo e arduo. Noi piccoli esseri umani, spesso, non ne comprendiamo le sue dinamiche. Talvolta siamo così tanto distanti dalla verità che ci sentiamo persi nel vuoto. Facile, allora, digrignare i denti e battere a terra i pugni. Un lamento, che spesso si trasforma in un’infantile imprecazione verso il cielo, verso il sacro, verso i valori, verso la vita stessa. Un modo per comprendere i movimenti dell’essere è quello di lasciarsi guidare dai passi di chi ha saputo vivere su questa terra; una volta, quel qualcuno, l’avremmo chiamato modello, oggi invece preferiamo dire influencer. Chi di noi non prende spunto da qualcuno? Tutti noi abbiamo il nostro influencer di riferimento. Siamo abituati oramai a “seguire” qualche personaggio di spicco. I social network, benché spesso “banali”, hanno attivato l’attitudine comune a seguire e prendere esempio; modalità più che positiva, se indirizzata nel giusto verso. Oggi più che in ogni altro momento storico, si ha la sensazione che ci si debba affidare a qualcuno per tirare fuori tutto il nostro potenziale. Molto spesso però chi guida non è una guida; non è un vero Maestro. Allora i followers ricavano solamente informazioni e consigli che non vanno di pari passo con la vita. Un vero Maestro conosce la vita e le sue modalità, sa bene che nessuno, ma proprio nessuno, può fuggire da essa: la vita è vita. Un grandissimo Maestro di Kung-Fu, Si-Fu Kwong-Choy-Ley, diceva: “La vita è strana, prima fa l’esame e poi insegna”. Un Maestro ti aiuta a prepararti in anticipo per la sfida; e quando essa è in atto, ti accompagna nel percorso, cercando di infonderti coraggio e forza. Un vero Maestro lascia che i suoi allievi prendano la propria strada. Un processo che avviene lentamente, ma prima o poi accade. Nessuno può esimersi “dal salto nell’abisso della vita”. Con i giusti insegnamenti, passeggiare tra le strade dell’esistenza è più semplice, per quanto sempre difficile, spaventoso e a volte doloroso. Avendo il giusto passo, però, ci si può districare con abilità e mettere a frutto le nostre doti, la nostra unicità. Un Maestro può darti i giusti insegnamenti e il giusto passo. Occorre trovarne uno vero però, uno che sappia che insegnare non è questione di like né di followers; insegnare è questione di AMORE. Nessuno può garantire che con pochi insegnamenti si possa realizzare la propria vita; un Maestro però sara lì con te mentre ci proverai e tiferà per te anche quando tutto sembrerà perduto. Ho sempre voluto vivere a pieno e per questo un giorno ho cercato una Guida in grado di aiutarmi a trovar la mia Via. Nel mio prossimo libro, “I Guerrieri del Tempio” ve la presenterò con molto, molto piacere. Nel frattempo vi pongo una domanda: Voi pensate di avere bisogno di una Guida? Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia  

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COLTIVA E ISPIRA

In questo periodo di ferie, tutti (o quasi), ci rilassiamo e iniziamo e pensare ai giorni a venire. Nelle pause estive la mente si distende e si volge verso l’orizzonte. Sogni, aspettative, obbiettivi… quanti desideri si “materializzano nei nostri occhi”. Finché i desideri rimangono pensieri, nessuno li può toccare, nessuno li può intaccare; sono potenzialmente attuabili. Allo stesso tempo però non si possono concretizzare. Per vederli realizzati occorre provare ad attuarli. Il passaggio è cruciale. “Volere è potere, provare è attuare” Leonardo Capitanelli Come fare questo passaggio? Provare significa mettere in conto il rischio di perdere e spesso questo ci spaventa. Lasciare tutto intatto nella nostra mente, diventa una posizione di comodo: nessuna aspettativa verrà delusa. Però questo atteggiamento non appaga mai fino in fondo e quindi vale la pena di rischiare. Viste le mie ultime esperienze, in abito  di realizzazione personale e lavorativa, ho voluto creare un piccolo libro GRATUITO, intitolato “Coltiva e Ispira” (come il mio motto). Questa breve e speciale opera è un piccolo manuale che può esserti di aiuto per focalizzare la mente sui tuoi sogni, visualizzare gli obbiettivi e vincere il più grande ostacolo di tutti! Vuoi sapere di cosa si tratta? Clicca qui e scarica il libro “COLTIVA E ISPIRA” Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia

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Il povero detiene la ricchezza e l’opportunità

Il povero coltiva. Da sempre, nello scenario comune, al povero viene associata la figura del contadino. Un po’ come se povertà e lavoro nei campi fossero necessariamente legati. Cosa c’è di più ricco del coltivare? Nulla! “Il primo uomo fu un agricoltore, e ogni nobiltà storica riposa sull’agricoltura” Ralph Waldo Emerson Chi coltiva ha tra le mani l’arma più potente del mondo: il seme. Il seme è simbolo di nascita, il seme è simbolo di vita, il seme è simbolo di fioritura, il seme è simbolo di forza. Coltivare significa immergersi nel mistero: il seme deve morire, la terra deve accoglierlo; il seme deve trasformarsi, la terra deve nutrirlo; il seme deve crescere, l’ambiente deve permetterlo. Condizioni interne ed esterne si intersecano in un tutt’uno magico e alchemico. Nessuno sa veramente quanti frutti porterà quel piccolo granello di vita; quel semino. Se c’è un segreto che ho compreso è che se ti senti povero di qualcosa, povero in qualcosa… è lì che inizia davvero il tuo processo di realizzazione. Bisogna passare per l’incertezza e per il mistero dell’abbandono per abbracciare qualcosa di più grande. “Occorre saper far gettito della propria vita per trovarla” Carlo Maria Martini “Tu hai delle aspirazioni?” Se sì, prendi un minuto di tempo per rispondere a questo questionario: COLTIVA E ISPIRA (CLICCA QUI) Ti accorgerai che le tue carenze alimentano le tue motivazioni Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Itali

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Un seme più che speciale

C’era una volta un albero chiamato Pruno. Pruno abitava in un bosco dell’Italia centrale, nei pressi dell’appennino marchigiano. Era ancora giovane quando diede alla luce il primo frutto: una prugna piccola piccola e anche ammaccata. Il suo amico Pesco viveva nelle vicinanze. Ogni anno era solito donare agli esseri viventi una immensità di frutti: pesche di tutte le qualità, dimensioni e sapori. Il contadino che si prendeva cura di loro, vedendo la differenza di produttività tra i due alberi decise di abbattere Pruno e di piantare al suo posto uno dei semi di Pesco. Un bel giorno prese gli attrezzi e gettò al suolo l’albero di prugne. Senza che se ne accorgesse, l’unico frutto generato da Pruno cadde e andò a “nascondersi” in un piccolo buco nel terreno. Passato qualche anno il contadino, notava con orgoglio la bellezza della nuova pianta; la figlia di Pesco. Fiero e appagato, non si accorse che c’era qualcosa di strano. Arrivato il tempo della raccolta, il contadino si adoperò per raccogliere i frutti della figlia di Pesco. Giunto sul posto, però, noto che l’albero aveva dato alla luce un’ infinità di prugne. Stupito ed incredulo, andò per il paese ad annunciare il miracolo: una pianta di pesche aveva generato le prugne. Lo stolto non aveva capito che il frutto generato da Pruno fosse caduto al suolo e, benché brutto, potesse far “sbocciare” un grande meraviglioso albero di prugne. Pesco invece, attento solo alle apparenze, riusciva a creare frutti di poco valore, capaci semplicemente di “ammaliare” qualche essere vivente con la loro bellezza, ma totalmente incapaci di generare vita. Morale della favola: L’albero si giudica dal frutto; e il frutto dal seme.   Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Itali  

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Speciali, unici, inimitabili

Tanto tempo fa viveva un essere umano davvero speciale. Tutte le cellule del suo corpo cooperavano in maniera simultanea e armonica, tanto da risultare un complesso perfetto. Un giorno però alcune cellule del cuore iniziarono a fare dei capricci e ad essere invidiose dei  neuroni. Perché i neuroni erano intellettualmente superiori? Stanche di essere tanto sentimentali e poco intuitive, diverse cellule del miocardio decisero di emigrare nel cranio. Arrivate a destinazione studiarono le capacità dei “nemici” (i neuroni), analizzando nel dettaglio ogni loro caratteristica. Appresi i segreti tornarono a casa. Arrivate al cuore, avviarono una nuova attività di calcolo. “L’impresa” venne sviluppata in modo accuratissimo e ben presto iniziò ad avere molti “clienti e followers”. Il cuore si trasformò in un cervello vero e proprio. L’essere umano non aveva più il cuore; o meglio, lo aveva ancora ma funzionava a rilento. Il poco afflusso di sangue agli altri organi fece sì che tutti iniziarono a stare male e presi dallo scontento generale organizzarono una sorta di rivolta. L’organismo era andato in palla, gli equilibri erano rotti. Il sangue a disposizione cercava di farsi in quattro per accontentare tutti: dare i giusti nutrimenti, portare in magazzino le riserve alimentari, aiutare ad eliminare le scorie… I suoi sforzi, però, non bastarono. Il corpo oramai era malato seriamente; la soglia era stata superata. Non c’era via di ritorno. Questa storiella ci riguarda molto da vicino: le cellule siamo noi. Molte volte non ci accorgiamo di essere dei pezzi unici di un puzzle ancora più grande; uno speciale organismo universale. Abbiamo tanti talenti, ma spesso crediamo che siano inferiori a quelli degli altri. Così iniziamo ad imitare e de-naturalizzarci. Non c’è niente di male nel prendere esempio dal prossimo, ma la nostra unicità deve rimanere tale e non essere infangata da falsi sentimenti. Un Cuore è unico, perché dà ritmo e sostanze alla vita. Un Cervello è unico, perché dà intelligenza ed estro alla vita.  Anche noi possiamo essere più cuore o più cervello; essere più sentimentali o più intuitivi. Non importa a cosa siamo più predisposti, l’importante è mettere tutto noi stessi in ciò che facciamo. Oggi tante persone cercano di imitare qualcun altro, perché non hanno abbastanza a cuore loro stesse. Forse non c’è stato qualcuno che le abbia valorizzate per cosa sono veramente. Questo è un grande problema… Probabilmente non c’è soluzione a questo disagio, ma… #ioascolto, perché tu sei speciale. Su dimmi, che in fondo lo sai… Cosa sei, tu, di speciale? Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Itali

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Io ascolto

Nacque così. Vedevo lo stupore nei sui occhi e sentivo la meraviglia nel suo cuore; non stava più nella pelle. Chissà cosa avesse notato di così speciale in me. Una “cosa” piccola piccola era divenuta talmente grande da non poter essere contenuta dentro di sé; il mondo intero doveva conoscere il mio talento. Nel suo ufficio c’era posto per chiunque avesse avuto bisogno di ascolto. Le sue orecchie erano giganti e sensibili; il suo cuore forte e delicato; la sua bocca semplice e arguta; le sue mani benedette e protese; il suo fare disponibile e cordiale; il suo animo dolce e combattivo. Un messaggio unico, forse inimitabile: “Io offro sempre”. Non aveva interesse per quello che faceva; il suo agire andava a mediare l’azione dello spirito sulla materia. Le sue opere erano solamente atti di gentilezza mirati e meritevoli di essere taciute. Donava ascolto e riceveva doni; i più preziosi doni del mondo… i sorrisi altrui. Il suo esempio mi ha dato tanto. Ora tocca a me: #ioascolto … coming soon Tu, hai qualcosa da dire? Scrivimi!   Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia.

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Totale fedeltà

Siamo esseri umani: incostanti, fragili, piccoli, complessi, pazzi. Nelle nostre incertezze mettiamo tutto il cuore e amiamo incastrarci nelle difficoltà. I nostri obbiettivi sono travisati dall’incapacità di essere davvero sinceri. Quanto ci piace fingere! Ingannando, tutto è più semplice. Non siamo mai totali! “Non osare indugiare” Nelson Mandela Ogni giorno veniamo ingannati, presi in giro, traditi. Il lavoro è un campo di battaglia; la famiglia un tribunale; le amicizie un tavolo di trattativa. Purtroppo è davvero difficile oggi. Quante volte sentiamo ripetere  “Non ci si può fidare più di nessuno!”. Eppure sono convinto che ci sia qualcosa di sbagliato in questa constatazione: il punto di vista. Alla luce della premessa di questo articolo, non possiamo far finta di non conoscerci. Quell’altro di cui parliamo siamo noi! Per qualcuno siamo davvero noi… magari per un vecchio amico, per una sorella, per un datore di lavoro. Non ci sono scusanti, siamo i primi a tradire! Impossibile essere perfetti nelle relazioni col prossimo; impossibile. Noi e loro siamo umani. Siamo tutti umani!  Conoscendo la nostra natura umana, conviene arrendersi o arrischiarsi? Arrischiarsi! Non indugiare. Se c’è qualcosa di speciale in questo mondo è proprio la capacità delle persone di trasformare l’ordinario in straordinario. Una soluzione alla condizione umana forse non c’è, probabilmente non spetta a noi a questo compito, ma di certo possiamo abbracciare in modo totale la nostra vita e provare a dare una svolta alle nostre tendenze. Possiamo tendere verso qualcosa di più puro, ma dipende da NOI. Si può forzare il cuore, la mente, il corpo verso la scalata della montagna; consapevoli che prima o poi avremo bisogno di una sosta e che potremmo inciampare. Noi possiamo rendere più vere le relazioni perché noi, in primis, saremo quello/a di cui “Ci si può fidare”… saremo noi quell’altro che farà iniziare una reazione a catena per cui tra qualche anno si dirà “Ci si può fidare di tutti”. Occorre iniziare ad amare in modo totale, superando le difficoltà che si inframezzano durante il corso dell’esistenza. Da noi stessi comincia la fedeltà totale. Utopia? Forse… ma io mi arrischio! Voi?   Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia.    

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CALMA! è tutto qui…

Nel Kung-Fu, come in altre discipline orientali, si cerca continuamente di generare la calma. Nel mondo di oggi, così frenetico e irrequieto, ciò risulta molto difficile. Un metodo però esiste e si può fare anche durante la giornata. A una mente tranquilla l’universo intero si arrende. (Chuang-tzu) Nel mio prossimo libro, I Guerrieri del Tempio, approfondiremo in maniera concreta e provata l’affascinante tema (uno dei tanti) della pace interiore ed esteriore. “Visiteremo” tale aspetto sotto diversi punti di vista, assaporandolo da antiche leggende, da racconti fantastici e da testimonianze dirette. Il tutto verrà contornato da esempi pratici e tecniche ricercate. Ora invece, prendendo spunto dalla misteriosa storia sul capostipite del Kung-Fu, tale Chueh-Pah-Chuen, in grado di sconfiggere un potentissimo demone con la sola calma interiore; vi proporrò una breve ed immediata “Ricetta” per creare un po’ di pace. Questo semplice esercizio, vi richiederà solo 30 secondi (massimo 1 minuto)! Acquietiamo insieme un po’ di ansie, di tensioni, di nervosismi con qualche piccolo gesto. Proviamo: Prendere un normale bicchiere e riempirlo d’acqua (temperatura ambiente); Sedersi in un angoletto tranquillo, possibilmente in mezzo alla natura, ad esempio in giardino. Se ciò non è possibile, sedersi vicino ad una pianta (anche in casa o sul balcone); Accarezzare dolcemente il prato, una foglia o la piantina al nostro fianco Osservare lentamente il panorama circostante (anche l’ambiente casalingo o cittadino); Respirare profondamente (almeno 5 respiri)   Prima di leggere le prossime righe, provate la “Ricetta”   Niente di più banale! Niente di più scontato! Niente di più naturale!  Eppure talmente semplice da aver allontanato per 30 secondi (almeno) i pensieri di troppo. Che bello assaporare la calma! In fondo è tutto qui… Con voi ha funzionato un po’? Fatemi sapere… Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia.    

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La stanza delle Intimità

Un luogo segreto, intimo, personale, sensibile dove nessuno può entrare. Nessuno eccetto te. Al mondo d’oggi sembra che tale luogo sia un’utopia, un qualcosa difficilmente realizzabile. Eppure è nella natura umana avere diritto ad una stanza segreta. Negli ultimi giorni, siamo bombardati da notizie circa il Regolamento Ue 2016/679, noto come GDPR (General Data Protection Regulation). Sembra che d’un tratto, in 2 anni tutto il mondo debba regolarizzarsi e diventare etico, morale e politicamente corretto. Nessuno invade lo spazio di nessuno, a meno che non venga concesso e per un tempo limitato. Tutto ciò è alquanto improbabile, la quotidianità parla chiaro: vogliamo farci i fatti altrui (social network) e parlarne (gossip). In quanto esseri umani, siamo fatti non solo di materia, ma anche di emozioni, pensieri, esperienze e spirito; abbiamo bisogno di tante necessità. All’interno di noi stessi ci rechiamo di volta in volta nei vari meandri dell’animo per “acquistare” quello che ci serve, per apprendere qualcosa di nuovo o persino per vivere nuove sensazioni. Il nostro Sé appare fatto di tante stanze, ognuna per ogni differente aspetto della nostra vita. C’è la stanza del lavoro, quella dell’amore, quella dei sogni, quella dei dispiaceri, quella della follia, quella del tempo, quella dei tormenti, quella delle paranoie, quella delle intuizioni, etc… Delle tante la più appetibile è la Stanza delle Intimità. Tale stanza è un luogo indiscusso, di cui nessuno all’esterno ne conosce l’esistenza. Solo tu sai come raggiungerla e come entrare. Un cantuccio, un posticino dove tu ritrovi tutto te stesso, specialmente le tue parti più nascoste. Tale luogo anche se piccolo piccolo è talmente grande da contenere l’universo. Da quel posto puoi raggiungere tutto ciò che desideri, che sogni, che speri, che ami, che odi, che detesti, che vuoi. I segreti dell’intimità di una persona celati dietro ad una porta… un infinito di misteri; un tesoro inestimabile.   ‘Quanto è appetibile questo luogo. Talmente prezioso che non ci basta possedere il nostro, desideriamo anche quello altrui…’ Ognuno di noi ha la chiave per accedervi; una chiave che apre una sola stanza dell’Intimità: la nostra. Nessuno può entrare in quella degli altri, non ne abbiamo il diritto. L’unico modo per accedere nella stanza altrui è quella di possedere uno specifico permesso: il consenso del padrone della stanza. In realtà entrare nel cuore altrui senza essere in possesso della Compassione e dell’ Amore incondizionato sarebbe di per sé un reato. Un grande reato. Nonostante il consenso. Aprire la Stanza dell’Intimità significa toccare con mano la nudità propria o altrui. Se si è “impuri” (o meglio mal intenzionati) ciò potrebbe portare ad una distorsione della realtà, al soggiogamento dell’altro, al possesso di ciò che non ci appartiene. Ognuno di noi ha bisogno di questo luogo. Possono venire a galla paure segrete, pazzie di cui si ha vergogna, sogni taciuti, passioni mai rivelate, desideri nascosti ed altro ancora. Tutto in quello spazio benedetto può manifestarsi e ricevere la comprensione, la compassione di un “sacerdote/sacerdotessa” del cuore che sussurra al nostro animo “non preoccuparti, tutto si aggiusterà… tutto si realizzerà. Sarò sempre con te” . Una sorta di angelo custode interiore a difesa della nostra  intimità. Come un confessionale, immateriale, ciò che vive nella stanza dell’Intimità è probabilmente destinato a rimanere all’interno, ma ciò che ne esce collabora a generare un essere umano nuovo, più lucente, pronto ad affrontare ancora la vita. Forse dovremmo curarci di più della nostra interiorità; entrare davvero nella nostra stanza dell’Intimità, vedere coraggiosamente cosa c’è, senza spaventarci, e uscire fuori con un cuore nuovo e pieno di Amore, pronto a sostenere i segreti propri e altrui. Solo così, in un mondo più intimo e silenzioso sarà possibile parlare davvero di protezione dei dati, o meglio stati, personali. E voi… avete una stanza segreta dove essere completamente (e intimamente) voi stessi? Leonardo Capitanelli Continuate a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia.

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I MIEI 10 SECONDI

Ho dato vita ad una nuova iniziativa: I MIEI 10 SECONDI. I miei 10 secondi è il momento che io dedico a te; I TUOI 10 SECONDI!  Ogni venerdì per mail, invierò un aforisma, da leggere in massimo 10 secondi. Pensieri per addolcire e rallegrare la propria giornata; la giusta pausa. Questa “rassegna” è dedicata agli iscritti alla mia mailing list. Se ti facesse piacere riceverli basta cliccare qui http://eepurl.com/dtzeXn, inserire il tuo nome e mail e il gioco è fatto. Solo per “l’inaugurazione dell’iniziativa” il primo aforisma sarà pubblicato sul mio blog. Eccolo qui: “La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria” Karl Kraus Se ti piace, invita i tuoi amici ad iscriversi condividendo questo link: http://eepurl.com/dtzeXn (per iscriversi basta davvero poco: inserire il proprio nome e mail) Che ne dici di condividere insieme questo istante di tenerezza? Leonardo Capitanelli

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