Può un modello rivoluzionare il sistema educativo?

Un modello. Un progetto. Una meta. Un sogno che potrebbe portare grandi benefici educativi. L’ambizione di poter replicare quanto constatato a livello nazionale prima, europeo poi. Una possibile svolta. Un piccolo passo di immenso valore. Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo Laozi Oggigiorno siamo sempre più orientati a credere che le nostre aspirazioni non valgano più di tanto. Siamo talmente bombardati di notizie, che ogni nostro progetto sembra perdersi in un oceano di cose già viste. “Gli altri hanno già fatto ciò che noi volevamo fare. Non c’è necessità del nostro contributo”. Spegnendo un attimo tutti i canali di (dis)informazione e connettendosi alla realtà, le cose appaiono molto diverse. Il nostro operato conta e conta davvero. Le piccole esperienze quotidiane si sommano le une con le altre per costruire il nostro essere. Siamo dei portatori di sapienza e di conoscenza. Siamo pezzi unici ed inimitabili del nostro mondo. Ciò che abbiamo appreso conta! Tempo fa, riflettevo sulla mia esperienza di vita. Ho rivisto il mio percorso fino a qui ed ho meditato su ciò che veramente conta per me. Incredibilmente mi sono reso conto di poter essere testimone di una realtà senza eguali. Incredibilmente mi sono reso conto di avere tra le mani una possibilità immensa. Prendendo coraggio ho iniziato a documentarmi e a scrivere. Ho ripreso a studiare intensamente, ad ascoltare, a raccontare, a condividere. Nel giro di due anni e mezzo ho visto crescere, strutturarsi e prendere forma un progetto sensazionale. Una cosa talmente nuova e fuori dal comune da poter essere definita iper-innovativa. Così ho scelto di prendere due strade entrambe “parte del mio repertorio professionale” e tentare l’impossibile: diffondere un nuovo modello educativo. Così “stanno nascendo” il libro I Guerrieri del Tempio e il progetto sportivo (ancora senza nome) aderente al programma Erasmus+. Un progetto che affonda le proprie radici sul contesto sociale attuale. Una realtà che ha a che fare con persone comuni, semplici, umili. Un riscatto per ogni singolo essere umano. Un sogno di pochi per il benessere di tutti. Una meta distante che inizia con questo primo passo, con questi tentativi… Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia    

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I Fili dell’Umanità, Trame incarnate di Spirito

Un’umanità che viaggia, viaggia veloce. Un’altra umanità che sta immobile, fissa sui propri dolori. Tante sfaccettature per un’unica famiglia. Divisa e complessa, questa è la nostra strana umanità. Qualche volta perdo la passione. Il lavoro, le questioni quotidiane, le relazioni umane… tutto sembra così complesso da rendere la vita una interminabile e inspiegabile trama. Ogni essere umano, uomo, donna, bambino che sia tiene in sé una parte della storia dell’umanità; un breve capitolo che va a tessere l’intera trama del nostro libro universale: la storia del mondo. Il nostro contributo è così dettagliato ed importante che non basterebbero 1.000 pagine per descriverlo. Si viene così a creare una realtà multidimensionale costituita dai singoli racconti, interpretabili in tanti modi. Noi, noi stessi, siamo uno dei fili del mondo. Inevitabilmente siamo legati gli uni agli altri per formare quel tessuto invisibile e impercettibile che dà forma all’universo. Il nostro legare e slegare può creare o distruggere la realtà che ci circonda. Una realtà incarnata. Una realtà fatta dagli uomini, sognata dagli uomini, disintegrata dagli uomini. Il nostro apporto per l’evoluzione del mondo è così importante che se non ci fossimo il “mondo” verrebbe a cercarci. Di certo siamo piccoli. Molto piccoli e lo si vede dalla nostra capacità di incasinarci e creare caos attorno. Nella quotidianità ci complichiamo così tanto la vita che è difficile riuscire a gestire le nostre le relazioni. Trattare con gli altri è il compito più arduo che esista. Già, il più arduo. Ancora non sappiamo come trattare noi stessi come potremmo saper mediare con il prossimo? Fortunatamente qualcuno ci è venuto in soccorso, provvedendo noi stessi di una forza inestimabile ed inespugnabile chiamata Spirito. In grado di infondere a tutte le trame un qualcosa di miracoloso, lo Spirito rende l’intera umanità “miracolabile” e degna di grandi progetti. Le nostre aspirazioni, incarnate in noi stessi, possono trasformare la storia di questa umanità. Noi possiamo dare vita ai più bei racconti mai narrati: “le Trame di Spirito dei giorni nostri” Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia  

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Perdere tutto, ma non la motivazione

Cadere nella banalità e pensare che sia vero. Come potrebbe esserlo? Eppure ci convinciamo. Sembra che le nostre aspirazioni siano di poco conto e così, smettiamo di coltivarle. Peccato; sì. Un vero peccato. Crederci fino in fondo è difficile, ma non impossibile. C’è molto da perdere, moltissimo. Ma se ci fosse un infinito da guadagnare? Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto. Oscar Wilde Non osare corrisponde certamente a perdere. Provare fino in fondo corrisponde a rinunciare. Provare e non riuscire corrisponde a perdere due volte. Dov’è il vantaggio? Trovare le motivazioni per realizzare le nostre aspirazioni è difficilissimo. In un mondo pieno di distrazioni si potrebbe credere che ci siano cose migliori da fare. In effetti, nel durante, qualcosa di più dolce e tenero c’è senz’altro. Le sfide da affrontare sono tante e il dolore da sopportare per concretizzare un sogno altrettanto grande. Conosci sogni degni del nome che gli hai dato, che non ti sian costati il sangue ed occhi al cielo? Francesco Lorenzi Vedendola con un’ottica consumistica c’è poco da guadagnare.  La società di oggi preferisce sogni di breve durata che possano esaurirsi in men che non si dica e accendere nuove aspirazioni che porteranno introiti. Nel lungo periodo tali pensieri, attitudini, comportamenti perdono di significato. Ha senso investire del tempo in qualcosa di poco duraturo, ma ha più senso investire per qualcosa che possa durare in eterno; anche dopo di noi. Osservare con uno sguardo lungimirante è tremendo. Ti condiziona a vedere le cose in un’ottica d’insieme, in un’ ottica altruistica. Le tue opportunità diventano slancio per i tuoi cari, per il prossimo, per la società, per l’umanità. Coltivare significa sperare. Sperare significa vivere nel mistero. Mistero significa possibilità. Possibilità significa spazio anche per te! Qualora i nostri sforzi andassero a vuoto, qualora le nostre fatiche fossero inutili, qualora i nostri sogni non si concretizzassero… noi ci saremmo comunque concessi il tempo di sorridere, di crederci eroi, di sentirci vivi. Avremmo guadagnato l’infinito: essere noi stessi! Credi che sia poco tutto questo?   Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia  

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Come costruire un nuovo speciale libro
libro

Scrivere è davvero appagante. Tutti noi scriviamo; sempre, tutti i giorni. Mettere su “carta” ciò che pensiamo è una esperienza unica. Quando si tratta di un libro poi, si raggiunge il massimo della soddisfazione. Scrivere un libro è come costruire la casa dei propri sogni. Ma quali sono i passi per “costruirlo”? Nella vita bisogna fare tre cose: fare un figlio, scrivere un libro, piantare un albero. Detto zen WRITE.PASSION Chi non ha mai pensato di scrivere un libro? Secondo alcune statistiche noi italiani scriviamo tanto, ma leggiamo poco. Addirittura più di 5 italiani su 10 non ha letto nemmeno un libro nel 2016. Per me questo, ad oggi, è impensabile, leggo praticamente tutti i giorni (da bambino odiavo leggere!). Diciamo che, per questo aspetto, sono uscito dalla categoria degli italiani medi: scrivo meno di ciò che leggo… Attualmente sto lavorando ad un’opera fondamentale… qualcosa che ha cambiato la mia vita. “Costruire” un libro è un po’ come edificare una casa. Occorre un lavoro certosino, ponderato, chiaro. Non puoi saltare alcun tipo di passaggio. Di solito ce ne sono 5. Passo 1. L’idea geniale: ideare un libro Si parte dall’emozione: d’un tratto qualcosa ti preme nel petto, un’idea geniale. Non puoi contenerla, devi assolutamente “buttare” fuori la tua creatività. Devi costruire la tua casa dei sogni. Allora si parte di gran carriera:  bozze, schizzi, appunti, note…  Passo 2. Il progetto: strutturare il libro Un’idea, un libro per concretizzarsi ha bisogno di un progetto. Come un abile geometra, tracci le linee che andranno a caratterizzare la planimetria. Vuoi qualcosa di solido, che duri nel tempo, ogni colonna ed architrave deve essere perfetto. Studi i dettagli perché ci deve essere una soluzione a sorpresa per ogni eventualità. Passo 3. La manodopera: scrivere Arriva il momento di costruire davvero il libro. “Messe” le fondamenta (messaggio da trasmettere), organizzate le sezioni (parti), realizzati i divisori (capitoli), si inizia ad impilare i mattoncini: la stesura dei singoli paragrafi. Passo 4. La sicurezza: editing Per essere certi che nulla sia stato lasciato al caso, si compie un giro di controllo. Si verifica ogni componente e si riadatta ciò che non va. Passo 5. L’arredo, gli infissi e la tinteggiatura: copertina, carta e ritocchi grafici Chi di noi lascerebbe una casa senza mobili, senza porte e finestre e senza un minimo di “colore”? Ecco allora che si va a realizzare definitivamente la copertina (progettata precedentemente) e a decidere la grammatura della carta. Book sweet home Ultimato tutto questo, non manca che festeggiare con gli amici, invitandoli a scoprire la nostra nuova casa: il nostro nuovo libro.     Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia  

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3 modi per tenere il passo del tempo

Tenere il passo: trovare spazio in un momento in cui non c’è tempo. Chiunque di noi sente il peso del dover fare tutto e subito. Non c’è modo di rimandare a domani, soprattutto le cose futili. Futilità che spesso si sono trasformate in lavoro.  Siamo sempre in ritardo, sempre nel momento successivo. Dio ha fatto il tempo, ma l’uomo ha fatto la fretta. Proverbio irlandese IL PASSO DEL TEMPO Il tempo di oggi è strano. Ci fa correre per ogni cosa; dobbiamo tenere il passo. Anche svolgere le normali funzioni fisiologiche, diventa un atto da “controllare”, da ridurre al minimo termine. Da un lato siamo tutti più operativi, dall’altro siamo sempre in balia della fretta. Nessuno di noi è centrato nel presente. Il nostro organismo è settato su di un piano operativo che ci vuole tutti frenetici e prestanti. L’integrazione degli aspetti umani, quali l’emotività e il pensiero riflessivo, viene posta in secondo piano per lasciare spazio alla produttività. Siamo animali da lavoro, cavalli da battaglia, sempre centrati sul prossimo obiettivo e sempre in ritardo rispetto al momento presente. Passiamo dal passato al futuro in men che non si dica e abbandoniamo l’istante attuale, come se non fosse fondamentale. Agendo in questo modo siamo sempre immersi in uno stato di trance che ci porta a vivere la giornata come una delle tante questioni da risolvere. La progettualità e l’ “incantevolezza” del giorno in divenire vengono trascurate come se fossero aspetti di poco conto. Creatività e genio artistico vanno a farsi benedire, immersi in questa società che non vuole pause. Quale armonia vi è in una musica senza pause? Se dovessimo ascoltare una musica senza pause, probabilmente inorridiremmo. Eppure non facciamo granché per cambiare canale, stazione radiofonica, e sintonizzarci su di una frequenza più serena. Sembra davvero che in fondo ci piaccia questa condizione. PASSO PASSO Secondo me possiamo generare un cambiamento verso un mondo più piacevole. C’è sicuramente la possibilità di fare quello che ci piace, ad un ritmo più consono alle nostre anime. Forse impiegheremo anni per riuscirci, ma ce la faremo. Intanto possiamo cominciare da 3 passi. PRIMO PASSO Il primo passo consiste nel prendere consapevolezza che abbiamo tempo. Nessuno ce lo ruba. Quel poco a nostra libera disposizione lo dobbiamo usare bene; per il nostro cuore, per la nostra anima. Sarebbe di già un piccolo e abbondante passo verso la serenità. SECONDO PASSO Un altro passo lo potremmo fare, concedendoci di perdere qualcosa; non tutto deve essere fatto subito. Possiamo vivere lo stesso. TERZO PASSO Un successivo passo potrebbe essere il sorridere di questa nostra condizione; l’ironia è un gran dono. Ridere e gioire è un nostro diritto. Tre passi non possono migliorare di colpo la nostra esistenza, né cambiare una intera “struttura societaria”; allo stesso tempo però possono darci un poco di sollievo di cui tanto abbiamo bisogno. DOMANDA: Gradireste trovare un lavoro che vi piaccia e vivere la quotidianità più serenamente?   Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia  

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DOMANDA

Oggi un articolo diverso, meno riflessivo, più diretto. Alcuni giorni fa ho posto ai miei lettori (followers se volete)  una domanda. Una domanda fondamentale. Chi è in ricerca lo sa: niente è scontato. Così mi è venuta in mente una idea davvero carina… Poni le domande giuste se stai cercando le risposte giuste. Vanessa Redgrave Ho scelto di porvi una domanda e far sì che l’articolo di oggi siate voi a crearlo. Rispondete alla domanda nella sezione “commenti” che trovate in basso (alla fine dell’articolo). Sarà bello ascoltarvi. Domanda: “Ci conosciamo davvero?”   Leonardo Capitanelli  

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Come il coraggio apre la porta dell’impossibile

Coraggio ora, coraggio. Sogna e sogna forte. Dimmi, c’è forse qualcosa che ti impedisce di visualizzare il tuo mondo? C’è qualcosa che ti impone di rimandare a domani le aspirazioni? C’è qualcosa che ti sussurra di mollare? Bene, è ora di dire basta! “Ci vogliono un po’ di prove prima di comprendere bene la tua vocazione. Il fallimento non è ciò che ci preserva dal successo. A dire il vero, esso è ciò che ci conduce là.” Jeff Goins Il foglio bianco è tuo. Coraggio! Un foglio bianco è dato ad ognuno di noi. Ce l’abbiamo di fronte ogni istante. Nella nostra mente possiamo dipingere ciò che vogliamo. Il cuore è predisposto al cambiamento e al sogno. Dobbiamo solo iniziare a predisporre il nostro universo. Il nostro, esatto. Ci vuole coraggio, tanto coraggio. Predisporre il futuro è qualcosa di spaventoso, perché ci si deve scontrare con la realtà. Le aspettative fanno a botte con la realtà. Ah… dispettose aspettative! Ci fanno cadere sempre nel grandissimo tranello: ottenere risultati nel tempo e nelle modalità sperate. Punto e basta. Le nostre aspirazioni, però, non possono essere così forzate. Occorre avere coraggio e liberarsi da questo vincolo mentale. Disegni illimitati. Oltre il tempo. Coraggio! Un segreto speciale: disegnare il futuro oltre il tempo. La realtà delle cose ci impone di sognare in modo condizionato. Certo,  valutare le reali condizioni dentro e fuori di noi, ci fa persone concrete. Al tempo stesso però, può limitarci anche nell’intimità. Questo è un gran peccato. Se ci concedessimo lo spazio per disegnare il nostro futuro e il tempo per realizzarlo? Se potessimo per un solo istante sognare di poter realizzare i nostri sogni? Sarebbe stupendo poter godere, anche solo per un istante, di questa magia. Un sogno: realizzare i nostri sogni. Coraggio! Certo non sarà realtà, ma chi ci impedisce di sognare senza condizioni? In questo preciso istante sto pensando a voi lettori, a te lettore, a te lettrice. Ti vedo immersa/o nel tuo sogno, con in mano la dolce sensazione della vittoria. Ti vedo commossa/o e felice. Sono certo che in questo momento tu sei realizzata/o. Lo sento… Hai tutto quello che speravi! Brava/o, ci sei riuscita/o! Sono pazzo? Sì… e faccio il tifo per te! “Il coraggio è la virtù da cui il percorso inizia. L’impossibile non può accadere senza il coraggio!” (cit. “I Guerrieri del Tempio” di Leonardo Capitanelli. Prossima uscita). Forza, disegna il tuo foglio bianco. Non avere paura. ””Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia

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18 anni, quando feci il mio eroico viaggio

Il tema del viaggio è caro a tutti voi. Nelle ultime mail, mi avete raccontato dei viaggi che vorreste fare, di luoghi che vorreste visitare. Ebbene, oggi parleremo del viaggio; un viaggio un po’ particolare. Avevo solo 18 anni quando decisi di compierlo. Ero sull’orlo del baratro e pensavo che di lì a poco sarei caduto.  La vita sembrava avermi già dato tutto e invece… mi stava preparando il trampolino di lancio.   “La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare” Lorenzo Jovanotti UN SOGNO: IN VIAGGIO PER IL MONDO CON IL MIO TALENTO Possibile che ad un passo dal professionismo, dovessi smettere di giocare a calcio? Sì, era più che possibile. Avevo solo 18 anni e credevo che la vita mi avesse dato tutto. Ero convinto che non ci fosse molto altro da scoprire. In cuor mio sentivo che la ricerca si era conclusa. Il sogno più grande che avessi mai avuto si era spento. Un problema alle gambe, incurabile, aveva posto fine alla mia corsa. Non potevo più afferrare a morsi la vita. Tutto quello che mi era stato donato, come talento naturale, in poco meno di un anno scomparve. Le forze che da sempre avevo in corpo, non c’erano più. La passione che per 13 anni mi aveva distolto dalle droghe, dall’alcol, dalle stronzate in genere, ora mi si stava risvoltando contro. Una coltellata talmente profonda che aveva spento anche la gioia di vivere. LA REALTA’: IN VIAGGIO PER LE CLINICHE IN CERCA DI UN RIMEDIO Viaggiai a destra e a manca, per trovare una soluzione. A quanto pare però, soluzione non c’era. Le mie gambe avevano misteriosamente smesso di “pedalare”. Nessuna causa, nessuna spiegazione, un’unica conseguenza: il mio corpo non voleva più correre. Ne avevo abbastanza di tutto. Credevo che non ci fosse alternativa per me, dovevo smettere di fare tutto ciò che mi era sempre piaciuto. Forse mi rimaneva da vivere una vita mediocre; una banale vita mediocre (quanto mi sbagliavo a pensarla così). Così mi bloccai, fermo sulla mia quotidianità. Le giornate passavano identiche. Fissavo spesso il vuoto, immobile sul mio letto, che era diventato un vero supporto per la mia schiena. All’apparenza tutto sembrava stopparsi. In realtà, per quanto la vita me la stava facendo grossa, c’era un universo intero che si stava muovendo in mio soccorso. LA SVOLTA: IL VIAGGIO IN UN AUTOBUS L’esistenza fu molto fantasiosa. Stavo aspettando un rimedio per le mie gambe, un dottore con i controco….ni che le ripristinasse e invece, in quel periodo fu un autobus a salvarmi la vita. Sì, proprio un autobus. Quasi ogni giorno nel tornare a casa, da scuola, parlavo con un mio amico. Lui mi fece venire in mente una pazza idea.  Una cosa che non facevo più da 8 anni… poteva essere quella la svolta? Su quella breve “corsa” di soli 45 minuti da Senigallia ad Arcevia, trovai la forza per dire a me stesso “c’è un’altra possibilità”. Presi coraggio e partii… LA SCELTA: UN VIAGGIO A RITROSO, DIREZIONE KUN-LUN Fu la più grande scelta che avessi mai potuto fare… il più bel viaggio che avessi mai potuto fare… Vorreste sapere di che viaggio si è trattato? Un piccolo spoiler qui… CLICCA QUI   Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia

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Come costruire solidi ponti di vita

Oggi più che mai, in Italia, sentiamo parlare di ponti. Un po’ per cronaca, un po’ per filosofia, un po’ per demagogia. Ahimé, negli ultimi periodi ci siamo abituati ad associare il ponte ad una immagine nefasta, a qualcosa che cade, che cede, che crolla.  Il ponte, a dircela tutta, è la metafora della nostra vita e come tale può apparire sotto una solida o fragile conformazione. Dipende da noi. “In retrospettiva non ho rimpianti, […] sono deciso a continuare a costruire ponti”. Leo Buscaglia Qualche giorno fa, leggendo il libro “Vivere,amare,capirsi“, del professor Buscaglia, ho letto la frase sopracitata e mi sono soffermato un po’ su di essa.  Ho cercato di comprenderne a pieno il significato e di viverla in prima persona. I PONTI NEL CONTESTO UMANO Secondo il noto scrittore greco Nikos Kazantzakis, gli insegnanti sono ponti verso la conoscenza. Essi supportano gli studenti lungo la traversata. A traversata compiuta, si ritirano, incoraggiandoli a fabbricarsi da soli nuovi ponti (concetto bene espresso nel mio precedente articolo, “Il Maestro e la Via”). I PONTI NEL CONTESTO PERSONALE Ponti… quanti ponti ho costruito nella mia breve vita! Non me ne ero accorto fino a pochi giorni fa. Non sono un insegnante e nemmeno un abile manovale, eppure, osservandomi bene intorno, ho contribuito alla costruzione di ponti. Ho unito estremità separate dal vuoto. Quanta fatica per fare in modo che due punti potessero essere collegati fra loro. Nei miei articoli, mi diletto come non mai, a collegare cose apparentemente diverse, immagini sconnesse, concetti distanti, culture divise. La mediazione è la mia arma (come dico nel tweet di oggi “mediare è costruire ponti“). Quando in un progetto c’è un anello mancante, di solito mi vengono a chiamare dicendo: “Leo, tu che hai fantasia… riesci a trovare le giuste parole per far combaciare questi due aspetti?“. Devo essere sincero, non è fantasia la mia… è ambizione. Mica penso che sia impossibile! Tutt’altro. La possibilità che ogni cosa sia collegabile, mi spinge a partire e dirigermi verso la meta opposta. Si fa talmente grande, il desiderio di toccare l’altra estremità, che preso da un sentimento di folle innamoramento, mi faccio in quattro per innalzare un ponte. (Un po’ come la voglia matta, quasi carnale, di due particelle subatomiche, di segno opposto, di collegarsi l’ una all’altra!). Poco importa che sia difficile o meno. Metto tutta la mia pazzia in gioco: chi me lo fa fare di sospendermi nel vuoto, semplicemente per “arrivare da un luogo ad un altro”? Basterebbe accontentarsi di quel che si è, di quel che si ha, e così la vita scorrerebbe tranquilla. I PONTI COME METAFORA DELLA VITA A pensarci bene però, la vita non può scorrere in questo modo. Senza il collegamento tra due cose opposte, noi non conosceremmo la vita stessa. Infatti la nostra esistenza, qui, si innesta proprio su di un ponte: il passaggio dalla nascita alla morte. La vita si diletta a fluttuare tra questi due punti misteriosi e mentre cammina fra una sponda e l’altra ci esalta con le sue stranezze e meraviglie. I PONTI AI GIORNI NOSTRI Oggigiorno i “ponti” crollano. Chissà se accada perché siamo noi i primi a non vivere davvero. Spesso preferiamo cedere allo sconforto e all’abbandono dell’anima. Così la vita cade e quindi il ponte cade. I PONTI PER SUPERARE I CONFINI Il ponte è il mezzo per unire due cose distanti. Il ponte supporta la libertà: se vuoi puoi attraversarlo, oppure stare dall’estremità che più ti piace. Il ponte ha in sé il rispetto del confine e lo stimolo per superarlo. Il ponte è lo strumento più umano che esista per esaltare le differenze e andare oltre le divisioni. Il ponte spinge all’esaltazione delle anime e le porta a confrontarsi per evolvere. COME COSTRUIRE SOLIDI PONTI DI VITA C’è un modo per costruire solidi ponti di vita? Sì, ed è questo:il punto di vista. Trovare il nesso tra questo articolo e i ponti materiali (quelli che crollano in questi giorni, come il ponte di Genova) può essere un inizio. Se riesci percepire che non c’è poi così distanza tra il ponte come metafora di vita e il ponte come collegamento stradale; allora anche tu hai già iniziato a costruire solidi ponti. Il punto di vista è il ponte di vita! Tu, saresti disposto ad affrontare il vuoto per erigere un ponte? Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia

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