OGGI: IL GIORNO BUONO

Oggi è il giorno buono per vincere! Hai un sogno? Sono certo di sì. Sicuramente sai quanto sia difficile attuare un progetto che hai a cuore. Come avrai sperimentato, a volte sembra che il mondo si rivolti contro. Avrai notato che rinunciare appare l’unica soluzione, in certi casi. Eppure c’è un metodo, semplice semplice, che se ne frega degli ostacoli. Vuoi sapere qual è? “Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta.” Sir Winston Churchill QUESTO IL METODO Provare e riprovare ogni giorno! QUESTO IL METODO Scontato? A parole sì, ma nei fatti non lo è. Ricominciare ogni giorno, analizzare ciò che va o che non va, redigere nuovi piani per il futuro, ammettere errori, prevedere risultati, “sognare di nuovo”… tutto questo può diventare faticoso, noioso, scoraggiante. Non c’è niente di più di difficile che ripetere ogni giorno le stesse operazioni. Niente di più difficile che ripetere ogni giorno: “Ce la farò”; niente di più difficile che insistere lungo la stessa strada. La mente ha bisogno di libertà. Dover proseguire sulla stessa direzione può togliere giovialità e speranza. Per questo in molti si ritirano, per questo uno su mille ce la fa. UN FEDELE SCUDIERO Se anche le prospettive appaiono poco rosee, è anche vero che realizzare un progetto è un viaggio. Viaggiare è un gran bel “mestiere”. Certo qui si tratta di partire per una battaglia e non per una vacanza; ma il tempo può divenite piacevole se vissuto in compagnia. C’è un compagno fedele che ti consiglio di scegliere. Sarà sempre con te, non ti tradirà mai, ti supporterà sempre. Si chiama Gesù Cristo. Questo scudiero è proprio forte, pensa che per portartelo “dietro”; al massimo avrai bisogno di una tasca.  Si nasconde dentro alla sua biografia, best-seller mondiale da millenni. Lui è molto più all’avanguardia di Alexa, di Cortana e di qualunque altra assistente. Non ha bisogno di connessione né di corrente, basta la tua preghiera come fonte di energia. Per me è insostituibile, vedi nei miei libri “Lungo la via di Damasco” e “Lungo la via di Damasco 2.0”. Con Lui il mio modo di progettare è cambiato e quasi tutto si è realizzato. SE TU FOSSI L’UNO DI QUEI MILLE? Tu puoi diventare l’ uno, il vero te stesso. L’unico vincente su mille possibilità. Quello che ha saputo scartare le 999 strade sbagliate, perseverando fino all’ultimo. Dopo aver dimostrato, con piccole tappe quotidiane, che realizzare i progetti è possibile, in questo 2019 condividerò le mie sfide. Sono certo che ti saranno di aiuto. Io voglio diventare l’1 dei 1000. Che dici, ti va di provare con me? Leonardo Capitanelli

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PERDERE, MA SCOMMETTERE DI NUOVO

Perdere, ma scommettere di nuovo Perdere fa male; sempre. Non hai molta voglia di rimetterti in gioco, specialmente in un mondo come questo che ti vuole sempre sorridente e aitante. Perdere, nella nostra società, significa isolamento, etichettamento, denigrazione. Non c’è mai stato un periodo così brutto per imparare a perdere. eppure… Non esiste scelta che non comporti una perdita.Jeanette Winterson Ogni scelta, ogni strada comporta una perdita. Quindi anche nella vittoria in realtà stiamo perdendo qualcosa, magari l’umiltà o la tranquillità dello sconfitto. Chi crede (come spesso accade a me) che la vittoria sia l’unica soluzione ai problemi si sbaglia di grosso. La vita è molto più creativa di quanto pensiamo. Accade spesso di ottenere di più nella sconfitta che nella vittoria. Il vero ostacolo non è la sfida in sé per sé, ma il punto di vista. Se ci si rinchiude dentro quatto mura, edificate dal nostro pensiero, è finita. Occorre uscire e osservare la situazione da tutte le angolazioni. Al giorno d’oggi basta poco per essere gettati nel baratro. Un errore e le tue difficoltà diventano virali. Fa riflettere questo. Dal trionfo al tonfo c’è uno spazio più breve di due lettere. Forse siamo troppo concentrati sulla superficie. E come le pareti di una casa possono essere sporcate e “pulite” in poco tempo, così è la nostra facciata. Ma le fondamenta non “lavorano” allo stesso modo; esse, se costruite bene, durano negli anni e non basta un poco di tempo per farle cadere, ci vuole ben altro. Di certo il clima social attuale non ci aiuta a digerire le sconfitte, anzi, può abbattere ancora di più le persone. Se cambiamo il nostro punto di vista però, potremmo scoprire ciò che conta davvero e ciò che è mera superficie. A noi la scelta! PS Quando sceglierai, ricordati di perdere qualcosa… non tutto può essere tenuto. Impara a perdere.  ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER Leonardo Capitanelli

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Incredibile: i nostri speciali talenti dialogano nel silenzio

Hai mai pensato che i nostri talenti sono integrabili? Mi sono chiesto se davvero la fisica quantistica avesse ragione. Mi sono chiesto se davvero ciò che faccio qui ed ora possa avere effetti anche sugli altri. Mi sono chiesto se tra me e te che leggi ci sia una interazione quotidiana. Secondo me sì e forse possiamo anche provarlo… Le cose sono unite da legami invisibili: non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella Galileo Galilei LAVORO, VITA QUOTIDIANA Sono un ingegnere e un autore; pratico e insegno Kung-Fu; prego e contemplo quotidianamente. Sono sposato da 7 mesi e vivo in una piccola ma accogliente casina. Ho amici veri, straordinari, unici. Ho una famiglia speciale. Ho anche diversi nemici e amici meno sinceri, ma di questi non voglio curarmene più di tanto; prego per loro. OBBIETTIVI, INTENTI TALENTI Io invento, scrivo, sogno, progetto, supporto, prego, pratico (Kung-Fu). Nella mia vita quotidiana cerco di alimentare il buono e il bello di me; donandolo al prossimo sotto forma di: invenzione, libro, idee, progetto, affetto, speranza, forza. Non è molto, ma è tutto quello che ho da offrire. Allo stesso tempo cerco di ascoltare, di mantenere saldi i legami, di osservare il meglio che c’è in chi ho di fronte. I miei talenti credo che siano questi: saper ideare tante cose, vedere il bello che c’è e connettere insieme le cose e le persone per “creare” possibilità. DIFETTI, INCIAMPI, SGAMBETTI Io provo a non arrabbiarmi, a non farmi distrarre dalle cose futili, a non invidiare, a non donare un “colpo” al prossimo (amici, familiari, conoscenti, sconosciuti), a non dare troppa importanza alle apparenze, a non concedere spazio alla vendetta, a non disgregare quanto di prezioso ho, a non offendere il mio cuore, a non decentrare lo sguardo dalle cose importanti della vita, a non curarmi di chi mi vuole male, a non inquinare, materialmente e spiritualmente, l’ambiente attorno a me, a non dimenticarmi che un giorno un Signore mi ha salvato la vita e l’ha resa piena di senso. SCELTE In questo periodo sono di fronte a delle importanti scelte personali. Molte di queste scelte hanno a che fare con cose materiali. Mentre ragiono sul cosa fare, come fare cosa fare, mi vengono in mente tutte le opportunità. Le prime hanno a che fare con me stesso e basta. Le seconde hanno a che fare con chi mi sta intorno. Le terze hanno a che fare con il prossimo e con i venturi. Spesso quando si sceglie anche una cosa banale come, il futuro carburante di un’auto, si pensa che sia un discorso prettamente personale ed economico. Poi però, se estendi lo sguardo sull’orizzonte, dove vivono gli altri e i venturi, ti rendi conto che non è così. Nel nostro piccolo, con le nostre piccole scelte, con i nostri piccoli passi giornalieri inviamo un messaggio anche ai nostri compagni, ai nostri con-terrestri. Non importa che si parli di alimentazione, di consumi/risparmi energetici, di impatto ambientale, di… ogni cosa ha un effetto anche sul prossimo. Nella “Laudato Sì”, Papa Francesco spiega in maniera eloquente tutti questi concetti. TALENTI, SCELTE E CO-PROGETTAZIONE In quanto co-terrestri possiamo integrare i nostri contributi e dare vita a qualcosa di importante. Di certo già lo facciamo mettendo insieme, gli obbiettivi comuni, le passioni. Di certo lo abbiamo fatto aderendo a programmi, idee, progetti. Di certo lo faremo. Ma se lo stessimo facendo anche ora; senza accorgercene? Io mentre scrivo e tu mentre leggi? E se lo facessimo tutti i giorni anche se io faccio l’ingegnere e tu magari l’operaia/o, la professoressa/professore, l’impiegata/l’impiegato, l’operatrice/operatore ecologica/o, etc… E se mentre tu ripeti lo stesso identico gesto, noioso, qualcosa desse anche a me la forza per adempiere ai miei noiosi (a volte) impegni? E se i nostri simili talenti e intenti si “aggregassero” gli uni con gli altri per progettare possibilità future? Secondo me le nostre scelte collaborano, come se fossero degli esseri senzienti e pensanti. Questo non è provabile, perché nel breve tempo, nell’immediato non è riscontrabile; ma nel lungo periodo i risultati si vedono e come. Ebbene no, ancora non sono in grado di dimostrare con dati scientifici quanto detto. Ma se nel tuo piccolo hai pensato che sia vero, che sia possibile, perché non lo condividi con me? DOMANDA: Secondo te possiamo interagire invisibilmente?

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Dare tutto: un compito per i più coraggiosi

Dare tutto senza riserva. Ci vuole coraggio, mica è una roba da poco! Il lavoro, le passioni, i progetti ci chiedono tanto, a volte tutto. Una dose di forza, volontà, pazienza fuori dal comune. E le sfide quotidiane, poi, sono spesso insolite. Non c’è il tempo di apprendere tutto, di avere un quadro lucido della situazione. Allora si giunge al bivio: continuare o tornare indietro. Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere Albert Einstein Dare! Avere? Quando si ha a che fare con il lavoro, con le passioni, con i progetti non ci si può svincolare dalla logica del dono. L’atto di dare è qualcosa di prettamente vincolato all’opera umana. Qualsiasi sia il compito che abbiamo in mente di svolgere, possiamo stare certi che abbiamo il dovere di lasciare qualcosa di noi. E quando si parla di lasciare, si intende esattamente l’atto di donare. Dare qualcosa senza pretendere nulla in cambio. In ogni piano, progettuale, economico, finanziario o personale che sia,  deve (dovrebbe) essere previsto un periodo di offerta al “mondo”: i giorni del dono. Occorre sapere di essere vincolati al dare. Il sistema di pensiero attuale ci lega indissolubilmente alla logica del “do ut des”; quando invece dovremmo esserne solo parzialmente condizionati. Se c’è una legge certa, è quella del dare. L’avere rimane incerto e, come il futuro, si costruisce partendo dall’approccio presente. Sapienza, bravura e coraggio L’incertezza pone l’avere su un piano in cui nemmeno i sapienti hanno completo accesso. Affermare di sapere qualcosa che non puoi conoscere è un atto di falsità. La bravura nell’apprendere dalla vita ci pone su di un piano di privilegio, perché ci consente di delineare alcuni punti di vantaggio che nel tempo potranno restituire degli ottimi risultati. In un certo senso, lo studio può agevolarci nell’ottenimento di ciò che vogliamo. Ma non basta… l’avere rimane comunque incerto. Potresti aver fatto tutto quello che sai, tutto quello che hai appreso eppure le cose non quadrano, i conti non tornano, i risultati positivi non si ottengono. Quindi rischiare, continuare, riprovare, sperimentare, studiare ancora o tirarsi indietro? Qui entra in scena il coraggio; il coraggio che investe sulla possibilità e meno con la probabilità (perché la speranza è l’ultima a morire). Il coraggio garantisce che nel nostro serbatoio interiore ci sia un riserva “infinibile” di energia: l’ottimismo. Il coraggio prenota, in anticipo, un posto per te in prima fila, dove potrai gustarti lo spettacolo: la tua avventura! Al coraggio non importa del risultato, non ne tiene poi così conto, esso osserva la situazione presente e si proietta al futuro, al momento in cui tu ce l’avrai fatta! Dare tutto Essere presenti ora e proiettarsi verso un futuro migliore, implica dare tutto di te. Non può essere diversamente! Se ti fermi, lo fai per riprendere fiato, forza, pace, serenità e ripartire poi; se insisti è perché sai che ancora non è detta l’ultima parola; se lasci è perché hai capito che devi cambiare strada. Ma crederai sempre di poter fare meglio e di più; pertanto non potrai lasciare niente al caso. Mente, cuore, corpo e animo tutti concentrati sull’obbiettivo. Darai tutto di te. In cambio? Chi ti deve qualcosa in cambio per quello che hai fatto? E se fossimo noi stessi a doverci concedere qualcosa in cambio…magari un “sono fiero di me“….

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Un Titolo che vale da sé: “Amabile”!

Amabile, un titolo che non viene “dato” più. Quanto siamo abituati ad etichettare oggigiorno. Lo facciamo al lavoro, sui social, in famiglia. Ognuno di noi ha una caratteristica etichettabile o hashtaggabile. Gli standard sociali ci hanno vincolato a questo: dobbiamo definirci. In queste definizioni finiamo di essere sempre un po’ statici. Amabile esce fuori da questi schemi…  Il tuo zelo non sia amaro, non sia puntiglioso; ma sia libero da ogni difetto; sia dolce, benigno, grazioso, pacifico e sollevante(*) San Pio ETICHETTE E CONVENZIONI Le convenzioni vogliono che ad una grande libertà d’espressione corrisponda altrettanta necessità di categorizzare. Solitamente le etichette si associano ad un prodotto da vendere. Infatti siamo tutti un po’ troppo “vendibili” e poco amabili. Con un titolo sulle spalle, con un’etichetta in testa, tutto risulta più semplice. Si annullano le mezze misure, o si è dentro o si è fuori. Come in un archivio: ciò che è raccolto è utile; ciò che è svolazzante è inutile. Non sono ammessi fogli un po’ ordinati e un po’ no. AMABILI E DINAMICI Ci si toglie di tante responsabilità così. Perché ciò che conta è che sia tutto già pronto: ordinato e giusto; l’ordinabile non è contemplato, l’aggiustabile scartato. Meglio far morire il superfluo, bruciarlo e ripartire da zero. Guai ad essere amabili! Chissà mai che ci venga in mente di affezionarci; sia mai che ci venga in mente di sporcarci le mani in un caso impossibile. Essere amabili implica dare al prossimo aggettivi dinamici, modificabili, utili. Essere amabili; implica l’entrata in gioco dell’amore. L’amore è scomodo impone divieti dinamici. Non puoi lavartene le mani, sbarazzarti del disordine, liberarti dello scomodo con un semplice “Chi se ne frega!”. La logica dell’etichetta. La logica statica e aggettivizzante è un metodo tutt’altro che sciocco; è intelligente e moderno. Semplice, rapido, interconnesso! Si arriva subito alla meta; attraverso qualsiasi mezzo. Ma questa logica è tanto fredda quanto basilarmente errata. Un insieme di funzioni che dà vita ad un paradigma dove tutti diventano scaricatori di responsabilità, difensori di sé stessi e difficilmente affidabili. UN TITOLO CHE VALE DA SÉ: AMABILE Amabile. Senti come suona bene? Immagina se al lavoro le persone si facessero amare. Se a casa fossero tutti disponibili. Se gli amici fossero affettuosi anche nelle dispute. Se gli “amanti” fossero dolci anche quando le cose non vanno. Se i conoscenti si rispettassero davvero. Se gli sconosciuti si lasciassero salutare senza voltare la testa da un’altra parte. E sopratutto, se noi ci lasciassimo Amare! In questo periodo c’è un Amore a noi più grande che vuole plasmare il nostro Cuore. Un immenso Amore che ogni giorno ci avvolge, che ci chiama,  che ci supporta, che ci scalda, che ci vuole convertire a questo modo di vivere. Facciamo uno sforzo io e te: crediamoci davvero! Senza aspettare che gli altri lo facciano, apriamo, ORA, l’animo a questa possibilità di cambiamento. Facciamo sì che da oggi possiamo essere trasformati in esseri amabili. Il Natale è “qui” per questo! Che ne dici, ci proviamo? Leonardo Capitanelli *San Pio diceva: “Il tuo zelo non sia amaro, non sia puntiglioso; ma sia libero da ogni difetto; sia dolce, benigno, grazioso, pacifico e sollevante. Ah, chi non vede, mia buona figliuola, il caro piccolo Bambino di Betlemme, all’avvento del quale ci andiamo preparando, chi non vede, dico, essere il suo amore per le anime incomparabile? Egli viene per morire al fine di salvare, ed è sì umile, sì dolce e sì amabile.”

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L’AVVENTURA DI SCOPRIRE SÉ STESSI

L’avventura di scoprire sé stessi; un’arte, una danza, un viaggio all’interno di noi. Parte dal giorno in cui nasciamo e prosegue oltre la nostra morte. Prende tutto di noi questo percorso: il pensiero, le emozioni e persino il corpo. Ogni avventura è unica e avviene secondo differenti tappe. Oggi, una piccola sorpresa mi ha ricordato le mie… La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi. Hermann Hesse UN RACCONTO VERO Ritrovo un piccolo foglio di carta; è lì da tempo, dentro ad uno dei miei cassetti. Insignificante e un po’ accartocciato, se ne sta quieto nell’attesa che lo estragga. È stato in silenzio per lungo tempo e ora ha qualcosa da dire. Il suo modo per divulgare le “cose” non è chiassoso, è semplice e pacato. Non ha bisogno di mostrarsi per quel che non è; lui è un piccolo foglio bianco. Prendo i colori. Non i colori qualsiasi, ma i gessetti colorati. Cosa c’entrano i gessetti colorati con un foglio bianco di carta? Nulla. Eppure nella mia spontaneità c’è qualcosa che li accomuna. Lascio che il bambino interiore guidi la mano e lentamente coloro gran parte del foglio. In men che non si dica, risalgono alla mente ricordi lontani, di un passato tanto prossimo quanto doloroso. Difficile accettare alcuni momenti. Li vorrei cancellare e invece sono ancora vivi. Visto che è così… li voglio colorare. Voglio prenderli tutti insieme e farne un mix di colori. Vengono alla luce  queste frasi: “Un piccolo foglio, per altro nascosto. Un piccolo foglio che avevo riposto. Un piccolo foglio che conta davvero. Un piccolo foglio che sembra sincero”. La sincerità di un foglio trasparente. Quante fragilità si celano dietro il mio piccolo cuore; eppure posso colorarle con un po’ di amore… amore per me stesso. AVVENTURA: LE COSE CHE ACCADRANNO  Nel cammino alla scoperta di sé, si inciampa in tanti ostacoli; avvengono le cadute. Il terreno impervio su cui ci muoviamo, non ci consente una deambulazione agevole. Ancora non sappiamo volare e dobbiamo adattarci a questa condizione. Andare all’avventura, ovvero andare incontro alle cose che accadranno, è un mestiere per i coraggiosi. Ci vuole tanto coraggio per scoprire sé stessi. Avventurarsi dentro si sé è un gioco tanto divertente quanto spaventoso; non sai mai chi incontrerai; non è mai cosa scontata! Un po’ come nei videogame di avventura (appunto), più scendi nella profondità e più trovi il mostro “Grande”. Più cresci di livello,  più affronti “esseri” Giganteschi. Ci si potrebbe fermare allora, smettere di camminare, tirarsi indietro. In tanti lo fanno, molti si cimentano in queste scelte. Ma se devo vivere una vita di rimorsi per non averci provato, preferisco buttarmi nella mischia e dare il meglio che posso. Anche se a volte mi spaventa; io amo l’avventura. D’altronde basta un piccolo foglio bianco per risanare il nostro passato, per ridare colore alle cose che contano e aumentare l’amore verso te stesso. Eh tu… ami avventurarti in te stesso? Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia  

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SILENZIO E PREGHIERA

Avrei dovuto annunciare una bella novità, ma gli accadimenti di questa notte a Corinaldo lasciano spazio solo alla preghiera, al cordoglio. Per questo fine settimana sospendo i canali social, la newsletter e il blog nel rispetto delle vittime, dei feriti e dei familiari tutti.   Leonardo Capitanelli  

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Confronto alle spalle e diffamazioni. Siamo più scrittori di quanto pensiamo

Una moda: il confronto a posteriori. Tornare sulle proprie ragioni a seguito di un accordo o di un dialogo. Riportare le proprie verità ad un differente interlocutore. Evitare il faccia a faccia con l’interessato. Diffondere false notizie attraverso i “nostri media”. Fragili fantasie che ci lasciano sognare una realtà tutta nostra. E se questa attitudine nascondesse un pregio mai rivelato? Oggi più che mai si cerca il confronto. Siamo dentro alla società della comunicazione. Chi comunica vince, in tutti i campi della vita. Basta poco per far sentire la propria voce, ci sono miriadi di possibilità. Il web, i social network, le Chat Apps. Siamo sommersi di voci, parole, informazioni. Quanti di noi affrontano tematiche di rilievo, discutono di questioni profonde, si confrontano su argomenti di spessore. Abbiamo la possibilità di dialogare e rendere note le nostre posizioni come mai prima. Una libertà che ci siamo guadagnati nel tempo, ma che sembra averci allontanato dal vero confronto. Moltissime volte si scelgono le vie indirette (anche se apparentemente sembrano dirette) per raffrontarsi personalmente. Si preferisce pubblicare un post o una immagine evocativa, provocatoria, piuttosto che la chiacchierata viso a viso. Siamo diventati un po’ “politici” (passatemi il termine, che non vuole essere offensivo nei confronti di chi svolge tale importante ruolo), cerchiamo l’appoggio dei followers che diventano i nostri principali interlocutori. Il soggetto della questione viene messo al centro della scena con accuse, frasi diffamatorie, scherno e in secondo piano nella discussione. Un paradosso che si riflette inevitabilmente nella realtà. Sempre di più “parliamo alle spalle”. Il confronto avviene a posteriori, in un luogo e in un tempo non adatto alla discussione, per di più senza che “l’opposizione” abbia voce in capitolo. Vi lancio la prima domanda: dov’è finito il dialogo?   Mi viene in mente  una constatazione, fantasiosa, ma nemmeno troppo sciocca. Siamo tutti autori/scrittori. O quanto meno sogniamo di diventarlo. Ci piace ideare il nostro fantastico mondo dove tutto è in accordo con la nostra fantasia, dove siamo noi a dirigere le regole del gioco, dove c’è pace, armonia, perfezione… secondo il nostro punto di vista. Una libertà che non comprende le scelte altrui, ma che vive e si basa sulle nostre idee. Per questo parliamo, cerchiamo appoggio, diffamiamo. Stiamo cercando il nostro mondo; solo che sbagliamo il modo di farlo. Perché quello che stiamo cercando è nella nostra fantasia. Questo non significa che sia banale, ma che dobbiamo dargli spazio. Se avessimo il coraggio di prendere un quaderno bianco e ritornassimo a scrivere le nostre “storie”, ci accorgeremmo che questo nostro mondo immaginario di già ci appartiene. Ma è diverso esserne consapevoli dal non esserlo. Se capisci che anche tu sei uno scrittore e che hai un mondo tutto tuo che vuole essere dipinto tutto cambia. Perché? Perché uno scrittore sa di dover fare a botte tutti i giorni con le proprie idee per cercare di tirar fuori dal suo cuore a dalla sua testa dei pensieri sensati. Pensieri che verranno riportati su “carta” e che un opportuno lettore dovrà leggere. E non si può mica scrivere tanto per farlo (come invece avviene sui social network). Chi sta al di là della tua opera d’arte deve comprendere ciò che vuoi condividere. Non può essere un pensiero inutile o infantile. Non può essere una produzione fatta tanto per fare. Hai un compito importantissimo in mano. La tua penna può salvare o uccidere. Oltretutto uno scrittore ha una libertà inaudita. Come dicevamo prima, ha un mondo tutto per sé. E che ragioni avrebbe di dover imporre le proprie idee, quando può tranquillamente condividerle con i “suoi personaggi”? Ebbene, in quanto scrittore, ogni singolo istante mi confronto con le mie idee, le ascolto, le valuto, prendo nota, le scarto, mi arrabbio, le calpesto, le coccolo, le preservo. Mi rapporto faccia a faccia con ognuna di loro. Nessuna esclusa. Poi una volta ascoltate tutte, trovo la giusta mediazione e ne estrapolo un concentrato di amore e fantasia che possa aiutare il prossimo. Cerco di applicare questo metodo anche nella vita quotidiana, evitando il confronto a posteriori a vantaggio del dialogo fraterno, cuore a cuore, viso a viso. Mi dissocio dalla moda social, dove tutto è pubblico, ma niente è autentico; tanto meno costruttivo. Detto ciò… vi va di diventare scrittori?   Leonardo Capitanelli

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Una passione segreta, Gossip da tenere fra noi

Passione, segreto, gossip. Quante volte sentiamo parlare di desideri nascosti… I segreti altrui ci affascinano tantissimo. Siamo attratti dal voler svelare questi misteri. Ci piace andare a fondo sulle questioni sentimentali, emotive, psicologiche, fisiche.  La massa si muove sotto la pulsione delle “chiacchiericcio” che interessa, coinvolge, dirotta. Se tutto questo fosse solo un modo per ricordarci la nostra missione?   “Ci vuole un minuto per notare una persona speciale, un’ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene, tutta una vita per dimenticarla.” Charlie Chaplin   Questa di Charlie Chaplin è una della massime più belle sull’Amore. Una passione sconfinata che non riesci a gettare via. Non puoi dimenticare una persona speciale. Impossibile. Una persona speciale affascina. Vogliamo sapere tutto di lei, scoprirla, conoscerla, “toccarla”, abbracciarla completamente. Un incontro che seppur rimane fisicamente distaccato, diviene un incontro d’amore passionale; sia emotivamente che spiritualmente. Ci piace talmente tanto vedere la nudità di una persona che siamo disposti a fare i salti mortali pur di essere a conoscenza dei suoi segreti. Non è vero? Sì che lo è! Basta entrare in edicola e vedere il “materiale informativo”a disposizione dei lettori. Gli uomini attratti da un certo tipo di segreti e le donne da altri. Peccato che molto, quasi sempre, si tratti di segreti altrui e non dei propri! Più facile parlare e osservare l’altro piuttosto che noi stessi. Ci si allontana dal vero punto, dalla vera questione, dall’essenza di questa curiosità. La curiosità ti spinge ad osservarti, a vederti per quello che sei, a togliere ogni velo che si frappone fra il tuo sguardo e la tua anima. Guardare gli altri (fare gossip) è un modo per trovare conforto, confronto e stimoli per iniziare il viaggio di ispezione dentro di noi. Il viaggio nell’essenza. Quanto è bello “sapersi” nell’essenza! L’essenza è trasparenza, è chiarezza, è nudità, è contatto puro e umano. Certo che siamo attratti dalle cose più profonde e più celate! Come potrebbe essere diversamente? In fondo tutti veniamo al mondo dal “mistero” e dal “mistero” vogliamo tornare. Ma c’è un mistero più lecito e un segreto illecito. Quello lecito è quello che ti viene donato, quello illecito è quello che vogliamo rubare. In un mondo come il nostro, venire a conoscenza dei segreti altrui significa inevitabilmente diventare il forziere del cuore altrui. E diventare il forziere del cuore altrui non è mica un compito da poco. Occorre tenerezza, soavità d’animo, pacatezza, intimità, forza, coraggio, pazienza, luce, purezza, delicatezze e sopratutto AMORE! Siamo esseri fatti per il Gossip. Tutti noi proviamo piacere nell’essere orecchio per l’animo altrui. Tutti noi abbiamo bisogno di confrontarci per capire meglio noi stessi e smetterla di sentirci soli. Tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno che ascolti i nostri pesi e ci dica “Lascia che ne porti un po’ anche io. Iniziamo la scalata insieme!”. Tutti noi abbiamo bisogno di questa intimità! Parlando così profondamente non possiamo non toccare l’argomento più ostico. Tranquilli non è la sessualità. Per quanto anche essa sia un tema delicatissimo e importantissimo. L’argomento più difficile da affrontare è la RESPONSABILITÀ. Essere il forziere del cuore altrui implica implica difendere il segreto a tutti i costi, implica essere disposti a soffrire (forse anche a morire) per supportare l’amico/a, implica mettersi in secondo piano e dare immenso valore al prossimo. Ma chi è disposto a farlo? Tu sei disposto a farlo? Se è davvero la seguente, l’etimologia di “Gossip”, torniamo allora al significato originario e diventiamo i Padrini e le Madrine dei nostri “Amanti”(concedetemi il termine), ovvero dei nostri amici! Gossip: Dall’Inglese antico “God-sibb”: letteralmente una persona collegata ad un’altra per volere di Dio, cioè il rapporto particolare di due persone molto intime, che parlano di questioni personali, ma anche di relazioni, condividendo molti segreti.. Successivamente questo significato fu esteso a ‘conoscenza familiare’, e ‘persona con cui si parla di cose futili in maniera familiare’. A partire dall’Ottocento, prese il senso di ‘chiacchiera inutile, voce senza fondamento’. (Fonti Huffingtonpost.it e unaparolaalgiorno.it)   Leonardo Capitanelli Continua a seguirmi!   Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0 Italia    

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